martedì 15 dicembre 2015

I miei preferiti...


Ciao a tutti!!! Com'è???

Un saluto particolare a chi sto incontrando su FB per la prima volta in queste ore, siete in molti, e mi piace. Ho pensato di dedicare qualche post del mio blog anche ai miei autori "preferiti" scegliendo, tra ciascuno di questi, un pezzo che mi è rimasto maggiormente nel cuore. Ecco, alcuni dei presenti brani non sono neppure noti al grande pubblico, ma, come spesso capita...sono "perle" assolute che rischiano di passare ingiustamente in secondo piano. Questi grandi artisti mi hanno insegnato tutti qualcosa, sul piano umano e su quello artistico. Qualcosa...di comunque mai banale. Li riconosco come parte di me; del mio modo di essere, anch'io, il protagonista-autore della mia piccolissima storia artistica...  

Grazie...

M.P.

domenica 6 dicembre 2015

Studio Star clip's,1994; 01.Ci devi essere tu 02. La neve 03.Sensibile Elisa


11-11- 2014 "Quasi la metà del doppio" (Introd. Tesi Mag.le Scienze filosofiche c/o Univr VR)


INTRODUZIONE DI "QUASI LA META' DEL DOPPIO"
(Di Marco Pancheri)

1. A cominciare dal titolo…


"Quasi la metà del doppio" è un titolo che prende spunto dalla foto in copertina di Gatta Venus (Nota 1) rappresentativa icona delle argomentazioni che si legano alle problematiche del male delle quali questa tesi cercherà di farsi interprete nel migliore dei modi possibile. L’avverbio quasi è indicativo - nel mio personale modo d’intendere la relativa metà del doppio - dell’impossibilità di separare completamente gli influssi della negatività dagli aspetti positivi dell’esistenza, a proposito di quanto è immanente alla storia degli uomini e contestualmente a tutto ciò che questa storia trascende. Il chiaro-scuro che equamente si staglia negli occhi e sul muso di questo straordinario esemplare di gatto è una chiara metafora della condizione umana necessitata di far coesistere, in ogni momento scandito dal divenire, i colori che ne definiscono perfettamente le umorali e variabili tonalità. Vi è sempre, nell’individuo, un sentire che rimane indefinibile e non collocabile, come un tombale segreto costretto al serrato confronto con la metà del suo doppio, ossia del suo intero.
Quest’immagine così intensa, che si presta peraltro a diverse interpretazioni, cerca in realtà di conferire un valore a quello stato di strettissima comunanza ontologica esistente tra il sé e l’altro da sé in tutte le possibili accezioni che questo concetto può sottintendere, proprio perché mi piace pensare che tutte le sofferenze e tutti i dolori che svelano il volto del male nella sua incomprensibile crudeltà rappresentino il segno tangibile della necessità di sviluppare un’indagine metafisica infine rivelativa dell’autentica funzione dell’Uno rispetto al molteplice e del vero ruolo della parte al cospetto di una più astratta totalità degli essenti.

Nota 1; Si chiama "Venus" come Venere, la dea dell’amore e della bellezza, ed è una gattina statunitense di quasi quattro anni le cui foto spopolano sul web. Basta osservarla per capire il perché: il suo musetto è perfettamente diviso a metà e non è merito di photoshop. Il suo lato destro sembrerebbe quello di un gatto nero, con un occhio verde, mentre il sinistro è in tutto e per tutto quello di un gatto rosso con un occhio azzurro. La particolarità della piccola Venus ha suscitato l’interesse anche dell’Università della California, Davis, dove la professoressa di genetica felina Leslie Lyons, pur affermando di non aver mai visto nulla di simile, ha spiegato il fenomeno. Venus, infatti, potrebbe essere una chimera, termine che in mitologia descrive una creatura formata da parti del corpo di diversi animali ma che in biologia indica un animale le cui cellule contengono due tipi di Dna, frutto della fusione di due embrioni. Per esserne sicuri bisognerebbe sottoporre Venus a un test genetico, prelevando un piccolo campione di pelle da entrambi i suoi lati di modo da confrontarne il Dna. E se Venus non risultasse essere una chimera? “A questo punto”, ha spiegato la professoressa Lyons, “resterebbe solo l’opzione ‘casualità’: il lato destro del muso si sarebbe pigmentato casualmente di nero e, altrettanto casualmente, il lato sinistro si sarebbe pigmentato di rosso”. Ma c’è un altro enigma, ossia quello dell’occhio sinistro azzurro: generalmente gli occhi dei gatti sono verdi o gialli, mentre gli occhi azzurri sono propri dei gatti bianchi o dei siamesi. Eppure Venus ha solo una chiazza bianca sul petto. Questo raro esemplare femmina di gatto oramai famosa anche sui social network, nel 2009 vagava presso una cascina del North Carolina e pochi giorni dopo è stata adottata da una famiglia. Quest’ultima assicura che si tratta di un animale adorabile, molto affettuoso e ancor più intelligente.


2. …Le ragioni della scelta dell’argomento

L’interesse per un argomento affascinante e scomodo qual è quello della relazione che si pone in essere tra il bene e il male rischia troppo spesso d’essere destituito della sua libera intenzione veritativa da parte di istituzioni perennemente prigioniere di una concezione atavica nei confronti di quella riflessione filosofica attraverso cui un uomo comincia naturalmente a pensare, quindi ad agire, per costruire infine il proprio e l’altrui mondo sociale, politico ed economico. Questi temi sono spesso trattati, peraltro, con superficiale noncuranza, eppure rimangono dibattuti fino alla noia in tutto il mondo d’occidente sia da parte di grandi filosofi o d’improvvisati moralizzatori, sia da parte di riconosciute - prestigiose e molto opportunistiche - firme di riviste patinate che assurgono clamorosamente al ruolo di chiave di volta del successo di un giorno, a cagione della trionfale stabilizzazione verso l’alto degli indici d’ascolto di taluni contenitori demenzial - televisivi in cui queste star del gossip sono catapultate (show meglio identificati nella nostra contemporaneità con l’appropriato appellativo di t.v. spazzatura).
Quanto esposto fin qui muove comunque un desiderio di generale approfondimento che sorge dalla mia personale e naturale inclinazione all’empatica curiosità nei confronti di chi, al contrario, non fa mai della verità un segreto da inabissare nelle paludi dell’anima, consapevole del fatto che non vi è nessun motivo di nascondere - perfino a se stessi - quella sottile attrazione per l’ignoto che una certa non sense del quotidiano esistere alimenta ed esercita nel fondo di ciascuno di noi.
Qualcosa che si manifesta quando la vita - nella molteplicità delle sue naturali espressioni - gratuitamente concede alcune preziose porzioni di quell’indefinibile di più già rintracciabile nell’ontologia degli esseri. Questo accade nel momento in cui, proprio nell’altro da sé è inevitabilmente inclusa anche l’espressione della diversità, a cominciare dalle differenti interpretazioni che la sensualità dei corpi e degli oggetti esprime. La conseguente passione che si sviluppa s’incarna proprio sul filo di quell’umana ambiguità che sembra nascere per trasformare ogni tipo di certezza nel più grande dubbio esistenziale. Lo spazio che intercorre tra il senso pieno della sensualità del corpo o dell’oggetto che si manifesta nelle vesti dell’altro da me e ciò che io sono è una distorsione, un’intenzione non colta, una forma di solipsismo propedeutico a un cambiamento di genere peggiorativo dell’essere. La via che conduce a toccare l’originaria radice di queste trasformazioni è rappresentata indubbiamente dalla possibilità del male nell’uomo e nel mondo.
Che cos’è il male? Esso cresce dentro o all’infuori di noi? E’ oggettivamente esistente o
è soltanto un’illusione generata dagli occhi della mente, un concettuale mancar dell’essere di antica impronta cristiana che può risolversi soltanto nella capacità individuale di ritrovare il necessario equilibrio perduto?



3. Cosa s’intende dimostrare con la tesi

L’ipotesi alla quale questa tesi cercherà di dare credito e sostegno attraverso l’apporto degli autori scelti per l’indagine - da Paul Ricoeur a Friedrich Schelling - si lega all’immagine di quella sorta di binario parallelo che è la vita, sopra il quale bene e male - queste due entità contrarie eppure necessarie e complementari, vedremo per quali ragioni - scorrono e si confrontano incessantemente, così come lo specchio d’acqua riflette la concreta figura dei corpi e degli oggetti. Penso che l’utilizzo di queste immagini riflesse ben sottintenda il mio personale convincimento secondo cui le opposte polarità del positivo e del negativo non sono che il naturale e neutrale duplice aspetto di quell’interiore totalizzante espressione che forgia il carattere e l’individualità di un soggetto. L’indicazione veritativa che ne consegue, infine, non può che essere una, di là della molteplicità dei punti di vista rappresentativi di quella parzialità che inquadra un uomo nel suo microcosmo.
Ora, nel tentativo di affermare il senso di un personale punto di arrivo intorno ad una discussione che potrebbe anche non concludersi mai - sto parlando della discussione che lega l’interscambiabilità delle sfere degli opposti, dagli aspetti che ineriscono all’immanenza del mondo per finire a quelli che il mondo trascendono - inizierò da un'osservazione che conforterà le intransigenti posizioni della scienza empirica. Se per affermare l’oggettività della realtà conosciuta è necessario basarsi sulla prova dei fatti - e se è possibile giungere a questa realtà solo attraverso l'utilizzo degli strumenti d’indagine a disposizione nelle diverse epoche della ricerca - rischia certamente di diventare ozioso attendersi una confortevole risposta metafisica alle nostre interrogazioni sulla realtà ultrasensibile, dall’istante in cui la natura ontologica di questo livello è rinvenibile soltanto oltre la storia umana. Così come rischia di diventare ozioso addentrarsi in una riflessione indirizzata ad avallare le ragioni più profonde che orientano oltre una visione immanentistica del mondo. Sappiamo bene, però, che la comunità scientifica non naviga affatto compatta nella sua pur vigile direzione. Gravi dubbi, con riferimento alla bontà del metodo empirico - dimostrativo, si sono troppe volte insinuati anche nelle menti dei suoi più illustri rappresentanti della storia moderna (un nome su tutti René Descartes Cartesio) per non sentirci, infine, quasi in dovere di separare ciò di cui possiamo concettualmente discutere da tutto ciò che per essere dichiaratamente riconosciuto deve comunque superare il confronto proteso alle oggettive determinazioni della ricerca.
A proposito della verità, se il fine dell’indagine è dimostrarne il senso unidirezionale necessariamente c’è qualcuno che sta affermando il falso, mi si perdoni l’ovvietà. Se non vi è totale concordanza neppure sulle opportune metodologie che dovrebbero essere utilizzate nell’interesse dell’unitaria attendibilità del metodo scientifico, e se questa precarietà dell’accordo si palesa proprio in seno alle strutture che qualificano la formazione degli individui di una società, la corrispettiva intensità delle nubi che vengono a formarsi all’orizzonte di quest’argomento rende appieno la misura del forte dubbio che vi sia, quantomeno, qualcosa su cui discutere. La mia osservazione critica, pertanto, riguarda l’istituzione scientifica e, di riflesso, quella socio-politica che insieme fondano un sistema. Esse si sono dimostrate e continuano a dimostrarsi incapaci di procedere all’insegna di una serena unilateralità a proposito delle conclusioni che si traggono anche dalla stessa osservazione empirica, tenuto conto delle variabili che possono - in determinate, particolari condizioni dell’oggetto di studio in esame - rendere tali conclusioni mera opinione.



4. In virtù dell’esserci

Detto questo vorrei specificare ora il mio intendimento concernente l’impossibilità ontologica di slegarci da quel naturale, lineare ripetersi caratteristico del movimento intrinseco all’essere e alle cose che il naturale divenire della vita in questo mondo esprime. A questa sorta di esistenziale determinismo entro cui la persona appare costretta, può attingere la sterile diatriba sugli esseri immaginari, dei quali, se l’approccio fideistico del credente fa dire ciò che può solo attraverso l’irrazionalità della propria fede, quello negazionista ateo è gioiosamente in grado di sostenerne la razionale non sostenibilità. Di certo, sul piano sensibile noi possiamo osservare soltanto le modalità di svolgimento di questa vita, posto che ciò che io vedo in quanto altro da me non sia che l’ennesima proiezione della mia libera interpretazione. Sarebbe proprio questo, in chiave pessimistica, il più grave limite dal quale - non si sa come - dover rifuggire. Di contro, il bicchiere mezzo pieno mostra invece l’immensa opportunità di condividere per intero il vivificante quanto indefinibile senso di libertà che la vita esprime.
Ebbene, questa necessità di capire donde le cose muovono, quest’impegno che costantemente alimenta i nostri pensieri nell’istante così come nel divenire dei momenti che all’istante conseguono, tutto questo non si lega forse all’ambiziosa aspettativa di realizzare un intento?(Nota 2) 
E dentro ad ogni azione che si compie - a prescindere da ciò cui noi siamo propensi a credere - non vi è dunque esattamente questo tipo di stimolazione? Insomma, non significa forse proprio questo essere vivi?(Nota 3)
In tal senso, il bene ed il male si rappresentano nell’uomo come gli intenzionali condizionatori della sua volontà propria quali espressioni vitali parallele di una connivenza rispetto alla quale le forze del corpo e della mente - non necessariamente del corpo e della mente umana - rappresentano l’invisibile possibilità di uno spostamento degli equilibri.
Se questo è vero, io qui sostengo - in una confortevole e allargata prospettiva schellinghiana - che la trascendente eternità di Dio semplicemente esprime la rivelazione e il nascondimento dell’essere, la sua espressione di vita intesa nei propri diversi livelli ontologici. Questa totalità è comprensiva di quel paradossale ma necessario limite che l’Assoluto assume per scindersi in volontà del suo universale libero amore e volontà del fondamento quale risveglio del principio d’ipseità che personalizza e distingue l’essenza dell’uomo da quella divina, e giacché desiderio dell’Uno di auto generarsi onde riaffermarsi infine nell’amore entro cui proprio il male s’incunea per compiere la sua inevitabile opera. Mi riservo di rendere comprensibile - nel paragrafo dedicato alle considerazioni conclusive di questa tesi - in quale preciso senso intendo possibile definire allargato l’orientamento del mio pensiero rispetto alla condivisa interpretazione di Schelling.
La sottintesa e statutaria onnicomprensività che si determina nella formazione del particolare e dell’universale esprime compiutamente la dualistica necessità entro cui la volontà liberamente si determina. Tuttavia, non per questo è possibile derubricare il male ad un concettuale stato di privazione, se è vero che di Lucifero e della sua condizione inizialmente angelica nelle Sacre Scritture si narra come di una delle massime espressioni della celestiale intelligenza attivamente partecipe al disegno di Dio. Né sarebbe serio giustificare questo status del negativo attraverso le responsabilità attribuibili a un ateismo radicale negatore tanto di Dio quanto di un male riposto nelle pieghe di un’indimostrabile patologia individuale. E’ forse davvero possibile - come già sostenuto da molti - affrontare e vincere la disperazione e la follia a mente fredda, evitando di vedere che la disperazione - ma soprattutto la follia - non sono affrontabili a mente fredda né calda laddove, superata la soglia di dolore massimamente tollerata da un soggetto, semplicemente non sono più affrontabili?

Nota 2; S’intende qui rappresentare l’accezione latina del concetto, ispirata a quella scintilla individuale dalla quale scaturisce la compartecipata azione di ciascuno protendente a scegliere tra il bene ed il male, indipendentemente dal senso più comunemente inteso di semplice, naturale proposito.
Nota 3; Al di là degli ovvi riferimenti biologici, nell’accezione artistico-filosofica popolare il concetto sottintende un movimento individuale propedeutico allo sviluppo della positività del divenire, nella quotidianità dell’esistenza di ciascuno: «Vivere...e sorridere dei guai...così come non hai fatto mai...e poi pensare che domani sarà sempre meglio!» («Vivere» di V. Rossi/- T. Ferro - M. Riva, Emi Music Publishing, Bollicine-Le Furie, Milano 1993).

Ritengo, per tutte queste ragioni, che gli equilibri costitutivi del comportamento di ciascun individuo siano prioritari ed essenziali, e che di questo vada tenuto conto ai fini più generali dell’indagine. Le conseguenze che ineriscono all’oggettività di questa riflessione sono già verificabili qui ora, non chissà quando e chissà dove. Il bisogno di equilibrio che determina l’esistenza di ognuno dimostra che, infine, è attraverso un deliberato e orientato atteggiamento che muove dal grado d’intelligibilità presente nella stessa libertà di scegliere che noi decidiamo - per quanto il concetto possa apparire dissonante e stridente, finanche contraddittorio - di non essere semplici automi in balia degli accadimenti. Dal punto di vista della qualità e del tipo di rapporti che si sviluppano interiormente all’essere la volontà del soggetto sembra richiamarsi comunque alla funzionalità di un ineludibile e soggettivo determinismo ontologico, libero di trovare se stesso ad iniziare dalla coscienziosa osservazione dei limiti entro cui è costretto.
Così come - nella condivisa lettura di Antonio Stevenazzi riguardante l’interpretazione dell’opera di Luigi Pareyson - il senso assoluto di Dio (giacché amore) e la sconfessione assoluta del senso (espressione del male) non possono che fondersi nella garanzia della ragione ultima delle cose contro la Sua smentita. La purezza della Trascendenza conosce e compartecipa necessariamente all’impurità del male per superarlo, come ben vedremo, al limite di un’idea indisponibile, ma - ciò che più conta - assolutamente pensabile.



Cento canzoni per una filosofia di vita: la mia!!!

CENTO CANZONI PER UNA FILOSOFIA DI VITA: ...LA MIA!!!

"Riflessioni immaginate", questo blog di materiale artistico vario aperto al pubblico da oggi, prende forma con abissale ritardo (ma anche con il fervente desiderio di recuperare il tempo perduto) per quell'insopprimibile necessità di condividere sentimenti ed emozioni troppo a lungo rinchiuse dentro ai fatidici "cassetti dei desideri" che poco a poco, negli anni hanno rischiato di trasformasi - o si sono trasformati - nel pretesto migliore per trascurare irreparabilmente la mia naturale propensione a cogliere e fissare sul foglio bianco le emozioni che sono in grado di generare le parole, quelle che una melodia può rendere più o meno pesanti, oppure agrodolci; nel contempo e nella stessa misura.

Il mio, vorrebbe essere un lungo "viaggio tematico" capace di spaziare - soprattutto attraverso i miei testi e le mie canzoni - dalla quotidianità della vita di tutti i giorni; ad iniziare dalle gioie e dai dolori che trovano la loro ragion d'essere nelle storie individuali per affrontare infine, inevitabilmente, i differenti aspetti legati alla sfera sociale, a quella politica e, molto più sù...i celestiali ed astratti mondi della metafisica.
Il tutto intervallato da episodi divertenti e "leggeri", così come accade nel naturale ordine della vita di tutti i giorni.

Sono un centinaio le canzoni che, all'incirca, ho scritto fino al duemila. Esse si legano, e di più...si fanno cosa sola con molti dei contesti filosofici che ho potuto condividere in questi ultimi anni, anche attraverso il confronto con molti filosofi di età antica, moderna o contemporanea che hanno provato a far proprie e ad esprimere - molti secoli fa o molto più recentemente - sicuramente...molto meglio di me, le stesse verità che comunque sento ardere da sempre nelle viscere del mio essere.Tutto ritorna a ciò ch'è stato; filosofia è musica così come musica è filosofia.

Cento canzoni per una filosofia di vita: La mia!!!









Audiovisivo fotografico di 'Ci devi essere tu' (1994): 01. Ci devi essere tu (Star 00.19) 02.Il foglio bianco (Star 05.10) 03.Io quando godo - Remix- (Star 09.56) 04.Giulio e Giulia (Star 14.39) 05.La teoria del come va (Star 19.07) 06.La neve (Star 23.18) 07.Io quando godo (Star 27.58) 08.Sensibile Elisa (Star 31.55) 09.Cronaca…2à puntata (Star 36.35) 10.Dedicata a noi (Star 41.30) 11.Non credere (Star 45.59)


Audiovisivo fotografico di 'Immagini riflesse' (1993) 01.Sono porco se…(Star 00.1) 02.Immagini riflesse (Star 3.48) 03.Col sorriso amaro di un Pierrot (Star 7.35) 04.Signornò (Star 11.18) 05.Il concetto del perfetto (Star 14.14) 06.I colori di Federica 1 (Star 18.18) 07.I colori di Federica 2 (Star 21.55) 08.Cronaca di un suicidio annunciato (Star 26.26) 09.Nell’analisi introspettiva di un quark (Star 31.56) 10.Mendicanti d’amore (Star 35.34) 11.Acidi (Star 41.04)


06/12/'2015: Benvenuti nelle mie...riflessioni immaginate!!!

BENVENUTI IN "RIFLESSIONI IMMAGINATE"

Nasce oggi su "Blogger" il mio personale blog fatto di post, testi e articoli di quotidiani; foto, immagini e video della mia vita artistica e delle mie canzoni, alcune già pubblicate - ma soprattutto inedite - scritte tra la metà degli anni '80 e...la fine dello scorso...secolo!

Mi piace raccogliere qui, in modo unitario e riepilogativo, una parte di quella vita che continua ad essere assolutamente presente...e non soltanto il ricordo di me.

E' questo il mio modo per incontrarmi, magari dopo tanto tempo - o magari per la prima volta - con chi, anche attraverso il testo di una canzone cercasse di riportare un frammento di sè in prossimità...di "altro"...

...Appassionato e romantico, forse (...e senza forse...) fuori dal tempo...eppure sempre così lucidamente presente nel luogo in cui mi trovo. Un luogo che non per questo, necessariamente sento "mio"...

...Oh si...rieccomi...sono proprio io!!!

...Benvenuti a tutti con me...

Marco Panck